Lina Bo Bardi, Architetto (1914-1992)

(English translation in the footer)

Lina Bo Bardi insegna che la creatività femminile non può essere confinata alle piccole dimensioni. La definizione di lavori femminili l’ho sempre trovata riduttiva ed irritante. Cosa sono i lavori femminili? L’uncinetto? I cup cakes? E perchè non la pietra, il cemento armato, l’acciaio?

I materiali hanno un sesso? No.

Nata a Roma nel 1914, allieva di Gio Ponti, direttore di Domus nel 1943 , co-fondatrice insieme a Bruno Zevi della rivista di architettura A-Cultura della Vita, sposa nel 1946 Pietro Maria Bardi e con lui scopre il Brasile, dove si trasferirà definitivamente nel 1951 naturalizzandosi brasiliana.

Nel mondo dell’architettura troveremo storicamente poche donne che abbiano progettato architetture con la A maiuscola. Una di queste e sicuramente una delle più grandi è proprio Lina Bo Bardi. Pur avendo avuto maestri (uomini) eccezionali, non vuole emulare nessuno di loro ma sviluppare e seguire un suo punto di vista – femminile. Ovvero, come il cemento armato deve arrendersi ed andare incontro alla potenza della natura, come l’architettura debba accogliere la vita e le sue contraddizioni, come la bellezza si possa trovare in una putrella di acciaio così come in una pietra di acquamarina.

Gio Ponti, suo Maestro, le aveva insegnato che nel disegnare un vaso e nell’ideare un grattacielo l’approccio progettuale non cambia: la dimensione non definisce l’importanza del progetto. E solo i mediocri hanno timore dell’aggettivo “piccolo”. Ed infatti Lina Bo Bardi ha progettato e costruito edifici imponenti, ma anche realizzato gioielli meravigliosi.

Scriveva di sé Lina Bo Bardi “Non ho mai voluto essere giovane. Quello che volevo, era avere Storia”.

Ho imparato molto da Lina Bo bardi, che mi ha insegnato come l’architettura non sia un mestiere per soli uomini, come la creatività femminile possa essere potente e come sia importante rimanere profondamente umani.

Ricordandosi sempre una regola fondamentale, che poi è imperativo etico, stile di vita: simplicidade e clareza.

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Lina Bo Bardi teaches that female creativity can not be confined to the small size. I have always found simplistic and irritating the definition of women’s work. What are women’s work? The crochet? The cup cakes? And why not stone, reinforced concrete, steel?
The materials have a sex? No.

Born in Rome in 1914, she was a pupil of Gio Ponti, director of Domus in 1943, co-founder with Bruno Zevi of the architectural review A-Culture of Life, married in 1946 Pietro Maria Bardi with whom she has discovered Brazil, where she will move permanently in 1951, naturalizing Brazilian.
In the world of architecture we will find historically a few women who have designed buildings with A capital. One of these, and certainly one of the biggest, is Lina Bo Bardi.

Although she had masters (men) exceptional, she does not want to emulate any of them but to develop and follow her point of view – female. That is: how the reinforced concrete has to give up and to meet the power of nature, how architecture must accept life and its contradictions, how beauty can be found in a steal beam as well as in a stone of aquamarine.

Gio Ponti, her Master, had taught her that in designing a vase and planning a skyscraper the design approach does not change: the size does not define the importance of the project. And only the mediocre are afraid of the word “small”. Indeed Lina Bo Bardi designed and built impressive buildings, but also made wonderful jewelry.

She wrote about herself “I never wanted to be young. What I wanted was to have History”.
I learned a lot by Lina Bo Bardi, she taught me how architecture is not a profession only for men, how female creativity can be powerful and how important it is to be deeply human.

Always remember a basic rule, which is an ethical imperative and lifestyle: simplicidade e clareza.